Carì Pippo

RECENSIONI. ARTE COME DIALOGO
Riteniamo piuttosto arbitrario e poco fisionomizzante il rigido incasellamento di un evento artistico in una qualsiasi corrente, sebbene non sia da ignorare la metabolizzazione da parte dell’artista di determinati motivi che possono legittimargli l’appartenenza al processo storico dell’arte. È il caso di Carì, pittore contemporaneo nel senso più valido della parola, per una sua particolare, e diremo originale, responsabilità di collocarsi in un campo sociale etico – estetico. Tuttavia egli non rinuncia all’interiore volontà di organizzare un discorso più vasto e meno obbligato, di accostarsi ed accostarci ad atmosfere proiettabili in una dimensione che converta il graffio della materia in un contatto di pacificazione con l’ideale. Pittura come dialogo alitata dal respiro metareale di particolari luci e tonalità in un raccordo di reminiscenze affrancate dalla retorica e ben sintonizzate col presente. Realismo moderno, appunto per quest’attenzione dell’artista di non circoscrivere la sua intuizione nel distacco contemplativo, di non volere prendere una distanza privilegiata nei confronti dell’oggetto, la cui rappresentazione risulta sobriamente contratta; veloce ma non affrettata e tale da visualizzare compiutamente una proposizione del messaggio. La ricerca dell’artista ha la sua pronuncia soprattutto sul netto rifiuto della banalità, nonché in un’ammirevole destrezza di esperimentare polivalenze tematiche senza punto sbilanciare il suo personale obiettivo estetico. L’intima consapevolezza espressiva fa del Carì un pittore negato alla staticità, autoproiettato in una dinamica di valori che trovano il loro senso nella parola segnica e nella finalità di coinvolgere il fruitore in un processo di visione e di revisione dei motivi esistenziali. Ci troviamo dinanzi ad una pittura allusiva e affabulante nello stesso tempo, soffusa di singolari suggestioni, dotata della massima amplificazione visiva.